Devo dire la verità: prima di venire a Boise non nutrivo molte speranze di poter riuscire a cucinare specialità gastronomiche italiane. Non che sia mai stato un cuoco di livello neanche in Italia, eh, ma la qualità e la varietà delle materie prime è tale che anche l’ospite più cialtrone riesce cavar fuori una cena per amici assolutamente dignitosa.
In Idaho la questione è ben diversa: si passa dal popolarissimo “junk food” (ogni sorta di grasserìa chimica dai sapori indefiniti purché violenti), alla dieta “pure organic” (vegetale tendenzialmente insapore) senza una reale via di mezzo. Grazie al cielo però negli ultimi anni si stanno diffondendo anche in Idaho compagnie di distribuzione alimentare che si rivolgono ad un pubblico dai gusti che si vanno un pochino raffinando, cosicché da Costco (una specie di Metro che vende un po’ di tutto) è possibile trovare dell’ottimo parmigiano reggiano invecchiato 30 mesi, prosciutto crudo di Parma o pasta Garofalo. Oppure da World Market, nascosti tra file di credenze e decorazioni indocinesi, sono in vendita la passata di pomodoro Mutti o il panettone Balocco.
Forse questo eccesso di ricercatezza potrebbe sembrare la classica menata dell’italiano emigrante che non riesce a vivere senza il prodotto tipico del paesiello, ma purtroppo senza il prodotto italiano d’importazione non è possibile recuperare ingredienti apparentemente banali come la passata di pomodoro (gli americani i pomodori non stanno mica lì a passarli!) oppure la pasta di grano duro (la pasta che si trova qui, anche quella di alcune marche italiane, ahimè, è fatta di semolino, praticamente impossibile da non scuocere).
Ma veniamo al nocciolo della questione. Essendo riuscito a portare della pasta da pizzocchero negli USA, non potevo resistere alla tentazione di cucinare questo prelibato piatto della tradizione culinaria valtellinese a Boise, oltre che che per soddisfare i nostri palati gourmet, anche per gettare un simbolico gemellaggio culturale tra le terre montane dell’Idaho e della Valtellina. Certo il progetto si è subito presentato ambizioso perché, verdure a parte, l’ingrediente fondamentale del pizzocchero doc è il formaggio casera, oggetto di cui in Idaho non si conosce neppure l’esistenza. Abbiamo tuttavia trovato un sostituto (tralascio di proposito l’aggettivo degno) nel francese d’impostazione “Comté”.
Sulla verdura siamo andati benone finché si è trattato di patate e persino di coste, mentre siamo andati un po’ in affanno sulle verze perché la verdura sullo scaffale alla voce “savoy cabbage” (traduzione ufficiale di verza) abbiamo trovato questo:
Dopo qualche decina di minuti di appassionato lavoro, sono riuscito a partorire un bastardo del pizzocchero, a cui però ho subito voluto bene:
che accompagnato ad un Inferno original procurato dai gentili ospiti Silvia, Andrea e Giulio, e all’indispensabile Braulio (grazie ancora Gilla!!) dopocena, ha prodotto una serata pseudo valtellinese a Boise, che tra l’altro è stato l’ultimo atto sociale nel nostro ex-appartamento di Huntington.